sabato 19 maggio 2007

Il Fantasma e l'Eso e Terico

Ci sono momenti della vita in cui capita di fare esperienza dell’impossibile, in cui il reale, spiegabile secondo il principio di causalità, crolla e si arena tra gli scogli del mistero, ci sono cioè momenti in cui il normale si tinge di nero. A me è capitato, più volte. La prima accade il secondo anno d’università, partecipando ad una seduta spiritica celebrata dallo stregone di terzo livello (ora quarto) di nome Yoghi. Mi ricordo che l’aria si fece rarefatta, le sedie tremavano e i ragazzi petavano a mo’ di botti di capodanno, facendomi sorgere il dubbio che in realtà il tremore fosse scatenato dal movimento di culo. Ma io non sono Piero Angela, non voglio dunque riproporre il fenomeno in laboratorio per dare all’esperienza una valenza scientifica, soprattutto perché immagino come possa rarefarsi l’aria in laboratorio con il medesimo movimento intestinale (conatus culendi come direbbe il fu Spinoza).
La seconda volta capitò l'anno scorso, sempre in una seduta spiritica. Quella notte venimmo a contatto con l’anima di un defunto ingegnere informatico soprannominato Bit. Mi ricordo ancora di lui, che animo buono, che sensibilità e che tragedia la sua: morto suicida a seguito del dolore insostenibile per il lutto della sua ragazza, studiosa di medicina colpita a morte dal cancro. La scena era così toccante che Yoghi stesso, il maestro stregone, si commosse pregando per una felicità ultraterrena.
La terza volta capita oggi. Sono venuto in possesso di una foto compromettente che metterebbe in ginocchio le stesse credenze scientiste del Cicap. Si tratta di una foto para-gnottica, come direbbe il grande mago Gabriel, che potrebbe urtare gli animi dei più sensibili. Per onestà intellettuale mi sembrava giusto pubblicarla comunque, avvisando però i più suscettibili di non aprire la foto a meno di non essere sicuri al cento per cento di poter sopportare uno spaesamento di così tale fattezza. Prima però urge una cosa: per poter vedere il misterico della foto bisogna accendere le casse del computer e mettere il volume al massimo, in modo tale da concentrarsi sul silenzio. L’elemento silente è essenziale. In secondo luogo consiglio di focalizzare l’attenzione sulla finestra di sinistra. Ora non rimane da aspettare, il fantasma infatti farà la sua visita.
Buona visione



http://www.phantomcastle.it/phantom/topsecret_file/Presenze%20spiritiche.swf

lunedì 14 maggio 2007

Teledildonics: ovvero più siamo vicini e più siamo lontani

Spesso si pensa che la tecnologia abbia apportato un sostanziale miglioramento comunicativo all’interno delle relazioni sociali umani. L’uomo non è più isolato, ma può comunicare simultaneamente in più luoghi spaziali, anche posti a distanze ragguardevoli. Con internet posso chattare con un amico in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo superando così barriere spazio-temporali. La tecnologia ci ha avvicinato, non siamo più soli, con essa si è creato un nuovo mondo globale, democratico e cosmopolita, in cui ciascuno (democrazia) può comunicare con uomini continentalmente lontani (cosmopolia).
Ma la tecnologia non ci ha avvicinati. Siamo più lontani nonostante siamo più vicini, parlo con un Inglese ma dove sono? Con chi parlo? E come parlo? Siamo a casa, o in ufficio, o in qualsiasi stanza deprimente provvista di collegamento internet. Siamo prima di tutto isolati, fuori dal mondo, lontani dal tempo e dalla vita vera. Ci immergiamo nel virtuale, comunichiamo attraverso prostati esterne, siamo corpo decorporati, mani veloci che comunicano attraverso tastiera e monitor. Siamo parole prive di tono, di espressione e di vita, righe di lettere amorfe e irreali, siamo gli occhi su un monitor illuminato, fermi e immobili, senza tempo, senza spazio e senza movimento. Con internet siamo in ogni luogo ma siamo anche ogni cosa. Chatto con una. Sono un dottore, ho una ferrari, sono biondo, ho gli occhi verdi e il mio conto in bacca farebbe invidia a Berlusconi. Chatto con una e poi scopro che era “uno”, Mario da Foggia, ciccione, basso, nullatenente e nullafacente. Siamo quello che non siamo, siamo nel sogno virtuale per cui ora parlo, ora mento, ora ammalio e ora posso interrompere la comunicazione: Ora è il tempo di internet, ora è il tempo del possibile ma ora non è il reale. Nella vita vera ci svegliamo ancora, andiamo a lezione ancora, lavoriamo ancora. La vita virtuale si basa sul godimento dongiovanneo per cui tutto è ridotto in attimi, in una serie di ora.
Siamo più vicini ma siamo frammenti di uno specchio virtuale. Con internet possiamo parlare ad ogni istante, parlare molto, peccato non si dica nulla. Più parliamo e meno diciamo, windows messenger è la prova più tangibile di tutto questo.
Siamo fuori dallo spazio e dallo sguardo altrui. Si tratta di una comunicazione celata, invisibile, senza fisionomia, non riconosco mai un volto in una mail, non sento mai una voce in un foglio di word, non sento nulla perché non c’è nulla da sentire. Ecco dunque che la comunicazione si riduce così in finestre di lettere senza identità, senza un corpo ma soprattutto senza un viso. Siamo più vicini ma siamo decorporati, non siamo nemmeno più noi.
Con il cellulare oltre alla decorporazione si assiste alla produzione autodidatta di isolamento corporale pornografico. E’ il corpo decorporato che filma corpi in movimento. Giovani ragazzi che nei cessi dei licei filmano l’Elsa la cagna in preda a un atto isterico-convulsivo riproduttivo. Non fruiamo più del porno, non aspettiamo più le 24 per il Penthouse su Quartarete ma diventiamo noi stessi nuovi Schicchi. Il corpo decorporato va alla ricerca di corpi carne. Ricordiamo l’amata attraverso la foto scattata dal cellulare, scarichiamo suonerie, curiamo cani e gatti a mo’ di tamagotchi e ghiacciamo il divenire in istantanee. Alla morte del papa milioni di ragazzi videro la scena del trasporto della salma non più con i loro occhi ma con l’occhio meccanico della fotocamera del cellulare, come a voler essere prova più provata di questa definitiva privazione del nostro corpo.
Pure il sesso, la massima espressione dell’atto corporeo, è stato ridotto in astratto: informale, anonimo, asessuato e prostesico. E’ il caso della teledildonics per cui si fa sesso senza uso effettivo del corpo ma solo attraverso l’applicazione di tecnologie finalizzate all’eccitamento sessuale. Mouse a forma e a tatto di seno vengono accarezzate per presentificare un corpo assente mentre elettrodi eccitano ad intermittenza i vari punti erogeni del corpo, il tutto al fine di simulare il rapporto. La teledildonics è libertà in quanto ci libera dal corpo ed è anche immaginazione concretizzante in quanto presentifica nella concretezza della sensazione elettrodica un corpo in realtà assente. E’ doppiamente decorporizzante in quanto l’assenza si rivela non solo nella nostra decorporità ma anche in quella altrui. E’ lontananza infinita che ricerca un contatto, una carezza, un tocco, un corpo ormai lontano, ormai inesistente.
Siamo vicini eppure così lontani

martedì 1 maggio 2007

Limerick

Un formichiere gigante a Bologna

con un alito odor mela cotogna

leccava in strada i bimbi

con un fare da rimbi

tanto che sembrava avesse la rogna