giovedì 11 gennaio 2007

L'immagine occidentale del corpo



Vi è più ragione nel tuo corpo che nella tua migliore sapienza
(F. Nietzsche, Also sprach Zarathustra)

Nell'opera Così parlò Zarathustra Nietzsche afferma che «Il corpo è una grande ragione» che opera e si muove indipendentemente dal consenso dell'uomo. Il corpo si contrappone alla “piccola ragione”, l'intelletto che crede di dominare il corpo. Abbiamo con Nietzsche un ribaltamento vero e proprio del carattere tradizionale legato alla corporeità.
Già nella filosofia platonica si ha una separazione tra corpo e anima, dove il primo viene ad essere la dimora e la tomba stessa dell'anima.

E se avesse ragione Euripide là dove dice: “Chi può sapere se vivere non sia morire e il morire non sia vivere? Forse la nostra vita è in realtà una morte. Del resto ho già sentito dire, anche da uomini sapienti che noi ora siamo morti e che il corpo è per noi una tomba.
(Platone, Gorgia)


Ma perché Platone arriverà a definire il corpo come tomba dell'Anima? Platone crede nel carattere trascendente della verità. In questa impostazione speculativa si arriverà a scindere il regno materiale, del corpo, della caducità e dell'imperfezione dal regno delle idee, perfette, immateriali ed eterne. In questo dualismo cosmologico il filosofo per ricercare la verità deve sottrarsi alla propria corporeità, alla materia e alla imperfezione che essa porta.

Il compito della filosofia è quello di liberare l'anima dal corpo
(Platone, Fedone)

Il regno della mente diventa il regno del valore e del positivo e il regno della materia il regno del disvalore e del negativo. Da questo dualismo cosmologico nascerà il concetto di anima come vera e unica realtà del mondo trascendente e immateriale, a cui si accede solo nella sottrazione alla corporeità e alla materia. Tutto questo nasce da un esigenza di ricerca di verità. O infatti si continua ad identificare l'uomo con il proprio corpo e di conseguenza con il suo carattere materiale, mutevole e mortale negando in questo modo l'accesso ad una verità trascendente perfetta ed eterna, o si comincia a distinguere nell'uomo un elemento materiale e un altro immateriale, anima appunto. Da questo momento il corpo sarà pensato come tomba dell'anima, da questo momento sarà introdotta l'opposizione dualista psyché – sôma. La psyché, l'anima, si afferma a spese del sôma, il corpo. Tutto questo nasce con Platone. Prima di Platone nel mondo greco il corpo umano era esaltato, basti pensare alle pitture vascolari appartenenti al “periodo geometrico” raffiguranti corpi atletici armoniosi. Prima di Platone il mondo greco non conosceva nemmeno l'opposizione tra psyché e sôma. In realtà questi due termini sono già presenti con Omero ma con un significato completamente diverso da quello che assumeranno più avanti con la filosofia platonica. In Omero sôma è il corpo morto, la salma e non il corpo vivente. Con i termini démas, la figura del corpo, chrìos, la pelle e guîa – mélea, le membra, Omero non parla di cose, non parla di organi o strumenti, ma si riferisce ad un concetto di corpo come possibilità nel mondo. Il piede d'Achille in Omero non è una cosa, ma è la sua possibilità di superare l'avversario. Il corpo è possibilità, il sôma è il cadavere. In un certo senso anche per Platone il corpo come sôma è identificabile con la sêma, la salma. Il corpo infatti è comunque la tomba dell'anima, il luogo dove essa giace sepolta. Quando Platone parla di sôma dunque si riferisce al cadavere e non al corpo. Se Omero non concependo un'anima dietro al corpo poteva distinguere un corpo da un cadavere, tutto questo in Platone non è possibile. Ma qual è la differenza fondamentale di un corpo con un cadavere? Il corpo è in interazione con il mondo mentre il cadavere è una mera cosa nel mondo. Il corpo è possibilità, il cadavere una cosa .
Anche l'anima in Omero assume un diverso significato. Se in Platone l'anima è distinta e indipendente dal corpo, in Omero l'anima assume i caratteri di dipendenza corporea.


E il veridico vate, bevuto il negro sangue, così mosse il labbro a parlare
(Omero, Odissea, libro XI)

L'anima nell'Ade deve bere il sangue per riacquistare la memoria degli eventi. In greco psyché significa “respiro”, soffio, e psýchein “respirare”, Questo soffio è qualcosa di corporeo e materiale, di fisico.
Platone con il dualismo psyché – sôma fonda il concetto moderno occidentale di corpo.
Con Aristotele si dissolve il dualismo antropologico platonico. L'anima viene identificata con la vita, bìos, e come tale non è separabile dal corpo.

psyché è identica a vita (bìos), e come tale non è separabile dal corpo
(Aristotele, L'Anima, Libro III)

Se l'anima non è separata dal corpo allora quella ricerca filosofica come “cura dell'anima” nella liberazione dalla catene del corpo risulta priva di senso. L'Occidente però non seguirà Aristotele ma Platone.
Il modello concettuale platonico verrà assorbito dall'antropologia biblica. Bisogna subito precisare che la tradizione biblica non accetta il dualismo greco tra anima e corpo. Al livello antropologico la tradizione biblica ignora il dualismo tanto che i termini “corpo” e “anima” saranno presi nella traduzione greca della Bibbia dei Settanta dalla tradizione linguistica greca. Nella versione dei Settanta il termine ebraico nefes viene tradotto con psyché. Nefes in ebraico indica l'indigenza dell'uomo e l'ordine dei suoi bisogni. In Isaia (5,14), nefes viene usato per alludere alla gola come organo della nutrizione che esprime il bisogno corporeo. Da questo significato letterale si è poi passati ad uno metaforico. Nefes ora viene utilizzato per indicare il desiderio, l'aspirazione e più in generale la vita.

Il sangue, questo è la nefes
(Septuaginta, Deuteronomio, 12, 23)

Nefes quindi non significa anima ma vita. Anche il termine ebraico per indicare il corpo, bâsâr, non ha significato analogo a quello greco di sòma. Bâsâr indica la carne (sarx) come simbolo di corruttibilità e impotenza dell'uomo rispetto alla forza, ruah, di Dio. La caducità e l'impotenza di bâsâr sono quindi la caducità e l'impotenza dell'uomo che si allontana dalla potenza di Dio. E' proprio questo allontanamento l'essenza del peccato nella religione ebraica. Da qui l'idea di peccato verrà associata al corpo e alla carne, ma non perché la carne sia in sé cattiva; Dio infatti trova buono tutto ciò che crea, la carne è cattiva perché nella tradizione veterotestamentale è simbolo della pretesa dell'uomo di rendersi indipendenti da Dio. Questo significa che nella tradizione ebraica non esiste un corpo cattivo e un'anima buona. Non è nel corpo la radice del male, ma nella separazione dell'uomo da Dio. La tradizione biblica ha quindi una concezione unitaria dell'uomo e a forte caratterizzazione corporea. Questa concezione unitaria però viene ad implodere all'interno di un dualismo cosmico in cui all'opposizione spirito-corpo verrà associata quella di vita-morte. Il corpo è vivo in virtù dell'azione vivificatrice della ruah di Dio. Questo significa che il corpo è il regno della morte e lo spirito il regno della vita. Separati dalla ruah di Dio tutto è carne, tutto è materia, mutevole, corruttibile, imperfetta, impotente e morto. Siamo così giunti all'opposizione classica corpo-spirito.
Nella tradizione cristiana il corpo assume l'immagine di corpo da redimere. Gesù Cristo, figlio di Dio e quindi Dio esso stesso scende in terra per redimere l'umanità. Gesù ha paura della morte, il nemico di Dio, Gesù trema dinanzi ad esso.

Padre tutto ti è possibile, allontana da me questo calice
(Septuaginta, Marco, 14, 36)

E' il calice della morte quello di cui Gesù teme. La morte di Cristo è testimoniata da un grido inarticolato. E' il grido della morte. Con il cristianesimo non è più il corpo ad essere il disvalore e il negativo, ma la morte. Il nemico di Dio è la morte stessa, non la corporeità. La vittoria del Signore è vittoria sulla morte che può avvenire solo morendo davvero. In questa prospettiva di resurrezione, il cristianesimo farà della vita l'elemento positivo, il valore, e della morte l'elemento negativo, il disvalore .
Con Cartesio l'immagine occidentale di corpo trova la sua realizzazione. Riprendendo il dualismo platonico-cristiano anima e corpo, Cartesio priva il corpo del suo mondo e lo definirà sostanzialisticamente come res extensa. Il corpo è pensato come oggetto legato e dipendente dalle stesse leggi fisiche che regolano tutti gli oggetti del mondo. L'anima viene pensata invece come res cogitans, puro intelletto. L'Ego cogito cartesiano è privo di corporeità, è un io decorporeizzato.

Ma che cosa dunque sono Io? Una cosa che pensa. E che cos'è una cosa che pensa? E' una cosa che dubita, che concepisce, che afferma, che nega, che vuole, [...]. Io conosco evidentemente che non vi è nulla che mi sia più facile a conoscere del mio spirito.
(R. Descartes, Discours de la méthode)

Mente e corpo sono separati. Separato dalla mente il corpo acquista l'immagine di somma di parti senza interiorità. Corpo e mente non sono separati effettivamente, la separazione tra res cogitans e res extensa è una possibilità concettuale. Tra le due sostanze fa da mediatore la ghiandola pineale volta a ricomporre l'unità disfatta.

Esaminando le cose con cura, mi sembra di aver stabilito con evidenza che la parte del corpo in cui l'anima esercita immediatamente le sue funzione non è affatto il cuore, e nemmeno tutto il cervello, ma solo la parte più interna di questa, che è una certa ghiandola molto piccola, situata in mezzo alla sua sostanza, e sospesa sopra il condotto attraverso cui gli spiriti delle cavità interiori comunicano con quelli delle posteriori, in modo tale che i suoi più lievi movimenti possono mutare molto il corso degli spiriti, mentre, inversamente i minimi mutamenti nel corso degli spiriti possono portare grandi cambiamenti nei movimenti di questa ghiandola .
(R. Descartes, Les passions de l'âme)

Con Cartesio il corpo viene ridotto a puro organismo e da questa concezione nasceranno le due grandi metafisiche: l'idealismo per cui il corpo è nulla e l'anima tutto e il materialismo per cui il corpo è tutto e l'anima nulla. Da questa concezione cartesiana siamo oggi portati a vedere il corpo come organismo oggettivo descrivibile biologicamente. E' la nascita della visione scientifica del corpo visto in relazione alle sue derivazioni fisico-chimiche che riducono il corpo a calcolo. Il corpo passa ad assere oggetto del mondo e le sue parti diventano “organi” e “funzioni. Questa è la nuova immagine occidentale del corpo che il campo medico ha imposto. E' l'idea di un corpo “spezzettabile” reso possibile dalla tecnica medica di trapianto ed espianto d'organi. Cuore, polmoni, fegato, epidermide, sperma, sangue e persino cellule vengono così considerati come parti spezzate della “cosa-corpo”, pezzi spezzati avente un valore d'uso, e talvolta di scambio. Ma il corpo è veramente una mera somma di parti, oppure è opportuno non identificare il corpo con le semplici parti di cui è composto? Edmund Husserl distingue tra il Leib (il corpo-soggetto, ovvero il corpo vissuto che apre la via alle relazioni interpersonali) e il Körper (il corpo-oggetto, ovvero la carne che l'anatomopatologo seziona. In questa concezioni il corpo, non le semplici parti, ha valore, il valore cioè è dato dal tutto che è più della semplice somma delle singole parti

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Banale dani, mi dispiace dirlo ma banale.
Interessante solo la parte sull'etimologia ebraica, quella si è da riflettere.
Il resto sono cose che sento ripetere da secoli.
Stai perdendo colpi?
Ps posso scrivere un post io?

Lucherino Riporto ha detto...

In realtà questo scritto era un capitolo della mia tesina di laurea. La parte "banale", quella finale, mi serviva solamente per aprire il discorso al capitolo successivo, quello relativo alla proprietà del corpo. Infatti l'ultima frase di questo scritto era: "Ma il corpo è veramente una mera somma di parti, oppure è opportuno non identificare il corpo con le semplici parti di cui è composto? Edmund Husserl distingue tra il Leib (il corpo-soggetto, ovvero il corpo vissuto che apre la via alle relazioni interpersonali) e il Körper (il corpo-oggetto, ovvero la carne che l'anatomopatologo seziona) . In questa concezioni il corpo, non le semplici parti, ha valore, il valore cioè è dato dal tutto che è più della semplice somma delle singole parti. Credo che solo assumendo questa concezione del corpo sia possibile pensare all'idea di una proprietà sul nostro corpo. Da lì il capitolo successivo. Il discorso su Cartesio era un pretesto, tutto qui, capito?
Se vui scrivere un post fa pure, mandami lo scritto via mail e io provvederò a pubblicarlo, ovviamente a tuo nome, stammi bene

Anonimo ha detto...

insomma cominci a pubblicare gli scarti, a riciclare...
Scrittura ecologica.
Dai, adesso appena ho tempo scrivo un post del tipo la decadenza dei costumi con dentro tutte le cose tipo uniformazione, divertimento obbligatorio, falsa morale ecc.
Ci vediamo presto (spero) a Pavì, la grand Pavì.
Ciao bello